
Viviamo in un mondo in cui spesso impariamo a identificarci con ciò che ci ferisce. Il dolore, la sofferenza, la fatica diventano etichette che ci incolliamo addosso senza quasi accorgercene. “Sono stanco”, “sono ferito”, “sono rotto”. Ma nessuna di queste frasi rappresenta davvero chi siamo. Sono esperienze, non identità. Stati temporanei, non definizioni eterne.
Eppure, quando il peso degli eventi si fa intenso, è facile confondersi: il dolore sembra diventare parte di noi, fino a farci credere che siamo fatti solo di ciò che ci manca o di ciò che ci fa male. Ma questa è una grande illusione. Una che ci toglie forza, respiro, futuro.
Il dolore è una voce, non la tua biografia
Il dolore parla. A volte sussurra, altre urla. Ma resta pur sempre una voce, un messaggio, un segnale. Non è ciò che sei, ma qualcosa che stai attraversando.
Immagina una tempesta: tu non sei la pioggia che ti bagna, né il vento che ti scuote. Sei colui che cammina sotto quel cielo, con passi più o meno lenti, ma sempre tuoi.
Il dolore può raccontarti cosa non funziona, può mostrarti vulnerabilità, può costringerti a fermarti, a curarti. Ma non potrà mai dirti chi sei veramente.
La sofferenza non ti definisce, ti prova
La sofferenza è il terreno che mette radici nella profondità della tua interiorità. Fa male, spesso troppo. Ma non è un marchio.
Le persone che soffrono tendono a pensare di essere meno degli altri: meno forti, meno capaci, meno meritevoli. Succede perché la sofferenza consuma energia, fiducia, speranza.
Eppure, paradossalmente, è proprio nei periodi di sofferenza che emergono qualità che da tranquilli non saremmo costretti a mostrare: resilienza, compassione, intuizione, coraggio.
La sofferenza non ti dice chi sei, ma a volte ti aiuta a scoprire di che pasta sei fatto.
La fatica è un confine, non la tua forma
Ci sono giorni in cui la stanchezza sembra un vestito cucito addosso, uno che non possiamo togliere. La fatica fisica, emotiva o mentale opprime, rallenta, pesa. Ma è solo un confine momentaneo, non la tua misura definitiva.
La fatica indica il limite, non il valore. Ti ricorda che sei umano, non che sei sbagliato.
Allora, chi sei davvero?
Se non sei il tuo dolore, né la tua sofferenza, né la tua fatica… cosa rimane?
Rimane l’immenso “tutto il resto”:
Le tue possibilità
Le tue qualità nascoste
Il tuo modo unico di rialzarti
Le tue passioni
I tuoi sogni
La tua gentilezza
La tua capacità di amare
La tua storia completa, non solo un capitolo
Rimane la tua essenza, che non viene intaccata da ciò che attraversi. Resta quella parte di te che continua, nonostante tutto.
Tu sei ciò che supera
Tu sei ciò che resta in piedi anche quando crolla qualcosa. Sei ciò che rinasce quando pensavi di essere finito. Sei ciò che sceglie, ogni volta, di andare avanti anche solo di un passo.
Il dolore può bussare, ma non può diventare casa tua.
La sofferenza può toccarti, ma non può scolpire il tuo destino.
La fatica può rallentarti, ma non può fermare la tua essenza.
Tu sei tutto il resto.
E il resto è molto più grande di qualsiasi ferita.

E il resto è enorme.
Più grande del dolore.
Più profondo della sofferenza.
Più forte della fatica.
Non dimenticarlo proprio oggi.
Proprio adesso.
Proprio mentre stai lottando.
✨ Tu sei ciò che supera. ✨
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